Cos’è più importante: la Persona che sei o il Professionista che sei?
Non è una domanda banale, per quanto possa sembrarlo all’apparenza.
E la risposta è meno immediata di quanto sembri.
Con ogni probabilità risponderesti d’istinto:
“Viene prima la Persona”.
Certo, perché siamo così intrisi di cultura umanista, o se vogliamo anche cristiana-giudaica, che siamo abituati a tenere il valore della Persona in palmo di mano, innalzandolo sopra ogni cosa.
“È più importante essere una Persona di Qualità, e solo poi cosa fai di mestiere e che risultati hai”.
Questa è la risposta che ricevo sempre, quando pongo questa domanda.
Ora, io posso anche essere d’accordo, ma la trovo una risposta buonista e perbenista.
Mi spiego con alcuni casi concreti.
Se ci guardiamo intorno, gli esempi che ci vengono da fuori ci danno risposte diverse e contraddittorie.
Prendi lo sport ad esempio.
Un fuoriclasse come Roberto Baggio, forse l’unico calciatore della storia che sia stato amato alla follia dalle tifoserie di ogni colore, era noto per avere anche un grande equilibrio interiore, alimentato peraltro dalla sua nota pratica buddista.
Equilibrio interiore che gli ha permesso di superare momenti drammatici nella sua carriera (infortuni, delusioni, esclusioni, …), rimanendo sempre solido e intatto.
Vero, per carità, ma poi guardi uno come Diego Armando Maradona, che rifiutava di allenarsi, aveva frequentazioni discutibili e criminali, pippava cocaina, ha più volte dimostrato una personalità instabile e…
…e però col pallone fra i piedi ha offerto le migliori prestazioni che la storia calcistica rammenti.
O ancora…
Michelangelo Merisi, per tutti noto come Caravaggio, autore delle opere artistiche più straordinarie che l’umanità annoveri, non era certo una Persona con la quale avresti avuto il piacere di uscire a cena.
Irascibile e pericoloso, dedito al gioco d’azzardo, facile alla violenza fino a macchiarsi di omicidio, motivo per cui fu costretto a fuggire codardamente da Milano.
Insomma, non esattamente il tipo di uomo con cui vorresti si fidanzasse tua figlia.
E Mick Jagger?
Alcolista, decenni di abusi droghe pesanti, problemi con la legge…
Insomma, quando mi rispondono che
“è più importante essere Persone di Qualità che Professionisti capaci, perché la persona viene prima di tutto, e i Valori dove li mettiamo, e l’esempio, e l’essere umano…“
..e che due palle.
Il mondo è pieno di Professionisti che sono, o sono stati, Persone orrende.
Che se fossero stati tuoi compagni di scuola li avresti evitati come la peste.
Ma dotati di abilità straordinarie per cui, spesso senza nemmeno impegnarsi o sforzarsi, si sono guadagnati l’ammirazione di tutto il mondo.
E allora, è più importante la Persona o il Professionista?
Bah, il punto è che le due cose, su un piano professionale, sono semplicemente, e totalmente, slegate fra loro.
Ognuno ha il carattere che ha, e a giudicare le abitudini più o meno paccaminose, o addirittura criminali, ci pensano i tribunali e al limite Dio.
Su un piano strettamente professionale, c’è un solo punto che dovrebbe interessarci nel rapporto fra Persona e Professionista.
E il punto che dovrebbe interessarci è: qual è il tipo di Persona che può più facilmente delle altre diventare un Professionista affermato e gratificato?
Dico “più facilmente”, perché esistono poi decine di variabili che possono cambiare completamente rotta al destino.
- Un talento fuori dal comune, ad esempio, a volte può farlo.
- Trovarsi al momento giusto nel posto giusto, ad esempio, a volte può farlo.
- Il culo, ad esempio, a volte può farlo.
Ma ritengo ci siano dei tratti personali che più degli altri possono incidere nel determinare il successo come Professionista.
E ne individuo due sopra tutti gli altri.
1) L’auto-consapevolezza
2) La Responsabilità
[Disclaimer: non a caso queste due leve – Consapevolezza e Responsabilità – rappresentano il binomio che regge qualsiasi percorso di Coaching che si rispetti].
1) L’auto-consapevolezza
Madre Natura non è stata esattamente generosa in questo senso.
Cioè, quando distribuivano la Consapevolezza di sè, si vede che gli esseri umani erano andati un attimo in bagno.
Ed è un peccato perché a ben pensarci siamo in grado di avere controllo soltanto su ciò di cui siamo consapevoli.
Maggiore è il grado di auto-consapevolezza, maggiore è il grado di controllo che possiamo avere su noi stessi e sulle cose che ci accadono (o che facciamo accadere).
Togli la consapevolezza, togli il controllo.
Anzi, te la metto giù peggio: ciò di cui non sei consapevole ti controlla a sua volta.
Attraverso la consapevolezza siamo in grado di comprendere in primis noi stessi: le nostre emozioni, le nostre alterazioni, i nostri bisogni, i nostri desideri, le nostre ambizioni.
Ma anche le nostre paure, le nostre frustrazioni, i nostri timori.
E in secundis siamo in grado di comprendere il mondo circostante: la realtà, le ragioni per cui (ci) accadono le cose, la complessità dei meccanismi.
Di consapevolezza siamo tutti poco provvisti, ai nastri di partenza.
Fra l’altro, con l’aggravante legata al fatto che siamo spesso “inconsapevoli di essere inconsapevoli”, ma anzi ci riteniamo consapevoli quando non lo siamo affatto.
Allenare la consapevolezza di noi stessi è possibile.
Richiede osservazione, ascolto, concentrazione.
E tanta tanta capacità di leggere se stessi con oggettività.
2) La responsabilità personale
I latini usavano il verbo respòndere ad indicare la capacità di rispondere delle proprie azioni, delle proprie scelte, dei propri comportamenti e delle naturali conseguenze che ne derivano.
È affascinante evidenziare come la Responsabilità vada di pari passo con la Libertà.
Più Libertà abbiamo, infatti, e più aumenta la nostra Responsabilità.
Infatti, nessuno di noi è Responsabile per azioni, scelte o comportamenti avvenuti contro la propria Libertà.
Nessun giudice ti condannerebbe per esser stato costretto a rubare sotto la minaccia di una pistola alla tempia.
Al contrario, siamo completamente, totalmente e assolutamente Responsabili per le azioni, i comportamenti e le scelte che compiamo in assoluta libertà.
Di fronte al sentiero della nostra vita, siamo sempre Liberi di decidere come agire.
E quindi siamo anche perfettamente Responsabili di quel che ci accade.
Ma siamo anche Liberi di scegliere di non agire.
O di scegliere che altri agiscano per noi.
E anche in quel caso, siamo Responsabili della non-scelta compiuta.
Ognuno di noi vive problemi quotidiani, difficoltà, drammi.
Non abbiamo la responsabilità di quel che il Fato decide per noi, ma abbiamo la Responsabilità di come gestiamo quel che il Fato ha deciso per noi.
Danis Waitley, autore americano, soleva ripetere:
“Ci sono due scelte fondamentali nella vita: accettare le cose come sono o accettare la responsabilità di cambiarle”.
Torno a bomba, dunque.
Conta di più la Persona o il Professionista?
Tolta l’etica, tolta la religione, tolto il giudizio morale, di cui in questa sede non mi importa niente, la risposta è che fra Qualità della Persona e successo del Professionista non vi è alcun legame.
Ma per come vedo io le cose, e per come infatti ho concepito e impostato il mio Metodo A.L.P.H.A., un Professionista ambizioso può trovare giovamento ulteriore se decide di lavorare su se stesso prima ancora di lavorare sulla “vendita” di se stesso.
In fondo, quando una azienda importante vende un prodotto, prima di venderlo si accerta che sia un prodotto eccellente…o no?