Dentro al DNA dei Solopreneur: ecco i cromosomi che li accomunano tutti - Alessandro Principali

Dentro al DNA dei Solopreneur: ecco i cromosomi che li accomunano tutti

Solopreneur in fondo è solo una definizione.

In pratica, potremmo sintetizzarla così:

un “Imprenditore senza dipendenti”.

(se hai perso la scorsa puntata, recuperala qui: https://alessandroprincipali.com/sei-un-solopreneur-un…/).

Al di là delle definizioni, quello che più interessa ovviamente è la sostanza.
E la sostanza è che un Solopreneur ha scelto di coniugare in sé:

– il meglio della vita da freelance (libertà, autonomia, autorealizzazione, snellezza, …) 

– il meglio della vita da imprenditore (profilo alto, vocazione allo sviluppo costante, mentalità di crescita, …).Tutti possono essere Solopreneur?

Beh, potenzialmente sì.

Tuttavia…

…nella mia esperienza ho rintracciato alcune caratteristiche in comune fra tutte le persone che portano avanti una vita da Solopreneur.
Mi sono divertito a snocciolarle qui di seguito.

Questi, per me, possono essere considerati i cromosomi del DNA di un Solopreneur.Valuta se questi cromosomi te li senti dentro, e aggiungine di tuoi 🙂

1)
Ambizione sana.

Spesso l’ambizione è vissuta dai Professionisti quasi con vergogna.

Quando un Imprenditore ambisce a far crescere la propria azienda, nessuno si stupisce, anzi, tutti si sperticano in incoraggiamenti.

Quando lo fa un Professionista, invece, viene spesso guardato male.

Come se desiderare per sé un’Evoluzione Professionale fosse un segnale di manifesta presunzione, di scarsa umiltà.

Al contrario, invece, ambire all’eccellenza è un dato estremamente positivo.

Scegliere di valorizzarsi è il miglior regalo che si possa fare a se stessi, anche a ricompensa dei grandi sacrifici che si affrontano.

2)
Desiderio di “far accadere le cose”.

Ho una domanda per te:
Quando in passato ti sei trovato a far partire qualcosa da zero, è stata una cosa che ti ha entusiasmato? 
O al contrario qualcosa che ti bloccava?

Non parlo solo di business.

Parlo di situazioni quotidiane.

Fruga nella tua esperienza quotidiana e cerca situazioni in cui ti sei lasciato trascinare dall’idea di far nascere qualcosa che prima non c’era.

Ad esempio, ricordo che quando avevo sette anni prendevo tutti i compagni di classe e organizzavo dei piccoli spettacoli, per la gioia dei genitori plaudenti.

Mi entusiasmava quell’idea di “dare vita a qualcosa che fino a un momento prima non esisteva”.

Make things happen, direbbero gli anglofoni.

Questa idea di far succedere qualcosa, ti appartiene?

3) 
Mentalità imprenditoriale.

Un Solopreneur, anche se si muove su un terreno diverso da quello della grande azienda, deve aggredire il mercato come se lo fosse.

– possedere una strategia globale
– pianificare la crescita
– delegare a un team

…sono tre pilastri per qualsiasi azienda.

È cruciale che gli stessi pilastri sorreggano l’impalcatura della professione autonoma, perché hanno la stessa importanza.

4) 
Il piano A.

Cosa ti ha spinto, o ti spinge oggi, a intraprendere la strada della Professione autonoma?

E stato il desiderio di creare qualcosa di tuo? 
Oppure stai fuggendo da un lavoro come dipendente che non ti piace?

Stai “andando verso” qualcosa, oppure stai “fuggendo da” qualcosa?

Se stai fuggendo da un lavoro dipendente che non ti piace più, prima di avventurarti valuta se non valga la pena cercare semplicemente un altro lavoro, o un altro ambiente, o un altro reparto all’interno della stessa azienda.

La tentazione di “strappare” col passato, abbandonando una situazione che non ci piace, è una trappola insidiosissima quando si operano scelte.

La libera professione non deve essere il tuo piano B, che abbracci perché non ti piace più ciò che hai oggi. 
La libera professione deve essere il tuo piano A.

Perché quando poi non ti piacerà nemmeno quella, il piano C non ci sarà.

5)
Grinta.

La Grinta ti permette di dire “sì, il mio servizio ha valore per i clienti”.

La Grinta ti permette di dire “sì, sto cambiando il mondo un progetto alla volta”.

La Grinta ti permette di dire “sì, so bene chi sono e quale specifico beneficio porto ai miei clienti”.

Non preoccuparti, non puoi essere grintoso tutti i giorni allo stesso modo.

Ci sono anche i giorni in cui la stanchezza o la svogliatezza possono prendere il sopravvento.

Ma di base, la grinta è un cromosoma che dovrebbe essere presente nel tuo DNA.

È l’enzima di cui hai bisogno quando l’organismo va in debito.

6)
Disponibilità a lavorare duro.

La professione autonoma prevede che lavori tanto, perché quello che ti metti in tasca dipende da te.

La favola che lavorare per conto proprio significhi poter fare come ti pare è fantascienza. 

Se lavori per conto tuo lavori di più, punto.

Ti trovi a lavorare la sera, o il weekend, o a Natale.

Attenzione però: il concetto di “lavorare” può assumere forme assai diverse.

Lavorare” può significare essere impegnati a rivedere la tua strategia di marketing.

O può significare studiare per apprendere nuove competenze di cui hai bisogno. 

Può significare addirittura starsene semplicemente fermi immobili di fronte a un caminetto in inverno o una spiaggia d’estate a scervellarsi per partorire quell’idea che ti manca per chiudere il puzzle.

Insomma, significa avere spesso la mente impegnata a macinare.

E questo ti accompagna sempre.

7) 
Pazienza e sangue freddo.

I risultati arrivano col tempo.

Certo, lavorare in modo strategico accelera il processo in modo esponenziale, ma in ogni caso i risultati di una Professione autonoma maturano negli anni.

Pretendere tutto e subito è la strada maestra per una vita di insoddisfazione e di stress.

I frutti hanno bisogno di tempo per giungere a maturazione, e un Solopreneur deve anche saper mantenere il sangue freddo mentre aspetta.

Con la consapevolezza, nel mentre, che sta facendo un ottimo lavoro.

8)
Ragionare sin da subito in grande.

Mi basta fare il mio, starmene nel mio orticello senza disturbare nessuno”, 

è una posizione che mal si sposa con la dimensione di Solopreneur.

Una massima che ho imparato da ragazzo è che “quel che non cresce, muore”.

Questo significa che se non ti metti nell’ordine di idee di progettare una attività professionale che sia in crescita costante, presto o tardi la vedrai morire.

Restare fermi è impossibile.

Perché mentre tu stai fermo, nel frattempo i concorrenti crescono.

Perché mentre tu stai fermo, nel frattempo il mercato cambia e si evolve.

Perché mentre tu stai fermo, nel frattempo i clienti modificano le proprie abitudini.

Ciò vuol dire che stando fermo ti troverai presto a rimanere indietro, e verrai bruciato.

Pensa fin da subito in grande quindi.
Anche se sei una Persona, rappresenti di fatto una potenziale multinazionale.

9) 
La Rete di collaboratori.

Non avere dipendenti non significa doversi affidare solo ed esclusivamente alle proprie forze.

Al contrario, un Solopreneur può e deve delegare.

Differentemente da un imprenditore, che può delegare anche le decisioni strategiche a dei manager (i quali risponderanno poi delle decisioni prese e del budget speso), un Solopreneur mantiene il controllo su tutta la strategia.

Questo non vuol dire che debba poi mettere a terra ogni singola attività con le proprie mani.

Anzi, l’obiettivo dovrebbe essere proprio quello di arrivare a poter delegare una o più parti di attività.

A chi?

Semplice: ad altri Solopreneur!

10) 
Disciplina e organizzazione.

L’imprenditore ha il problema di controllare che il personale rispetti le regole e produca come concordato.

Il Solopreneur questo problema non ce l’ha.

Ma ha forse un problema più serio: organizzare e disciplinare se stesso/a.

Il Solopreneur deve quindi trovare i propri metodi, i propri sistemi, i propri strumenti, per lavorare con organizzazione e disciplina.

Altrimenti è molto complicato riuscire a gestire più progetti contemporaneamente.

È complicato anche gestire più collaboratori con i quali magari non si incontra mai di persona.

Ed è infine complicato mantenere una strategia e una pianificazione adeguata, che ha bisogno di essere annaffiata ogni giorno come una pianticella delicata.

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