Divento Freelance

 
Questo di oggi è una messa in comune di considerazioni che ho fatto negli anni, da quando ho intrapreso il percorso del lavoro autonomo.
 
So che molti fra voi hanno fatto lo stesso percorso, e altri ci stanno pensando.
Allora sarebbe bello condividere i pensieri che ciascuno ha fatto fra sé e sé.
 
Affinché siano utili a chi sta cominciando a ragionarci su.
 
Proviamo a mettere insieme qualche idea utile per chi vuole, oggi, fare lo stesso salto.
 
Inizio io.
Aggiungete le vostre.
 
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1.La prima cosa che mi domanderei è se la libera professione, o l’impresa, fanno parte del mio Dna oppure no.

Domandati: “quando in passato mi sono trovato a far partire qualcosa da zero, è stata una cosa che mi ha entusiasmato? O al contrario qualcosa che mi bloccava?

 
Non sto parlando di lavoro. Parlo di situazioni quotidiane.
 
Io ad esempio quando avevo sette anni prendevo tutti i compagni di classe e organizzavo gli spettacoli.
 
“Allora tu fai il costumista, tu fai l’attore, tu pensi al copione”, per la gioia di tutti i genitori plaudenti.
 
Oppure, ricordo che organizzavo le “bancarelle” sotto casa in cui vendevo i giocattoli vecchi ai passanti, con delle offerte promozionali irrinunciabili:
 
due macchinine = 200 lire
tre macchinine = 300 lire.
 
Sto parlando proprio di quello spirito startupparo, quella voglia di “dare vita alle cose”.
 
Make things happen, direbbero gli anglofoni.
 
Fruga nella tua esperienza quotidiana e cerca situazioni di questo tipo, in cui ti sei lasciato trascinare dall’idea di far nascere qualcosa che prima non c’era.
 
“Sabato sera, ragazzi, cena a casa mia: sarà a tema, ognuno porti un piatto e venga vestito secondo il tema!”
 
Questa idea di far succedere qualcosa, ti appartiene oppure no?
 
Se questa cosa ti eccita, bene. Se è una cosa che ti disturba, o ti blocca, beh, pensa seriamente se vale la pena lanciarti in questo mondo.
 
Per inciso: il fatto che lo spirito ti appartenga, non vuol dire che poi tu sia necessariamente capace.
 
Quello è un altro paio di maniche.
 

2. Mi domanderei perché lo sto facendo.

Perché ho voglia di creare? O perché mi fa schifo il lavoro che sto facendo adesso?

 
Sto “andando verso” qualcosa, oppure sto “fuggendo da” qualcosa?
 
Se è la seconda, valuta se prima forse non valga la pena cercare semplicemente un altro lavoro, o un altro ambiente, o un altro reparto all’interno della stessa azienda.
 
La tentazione di “strappare” col passato, abbandonando una situazione che non ci piace, è una trappola insidiosissima quando si operano scelte.
 
La libera professione non deve essere il tuo piano B, che abbracci perché il piano A non ti piace. La libera professione deve essere il tuo piano A.
 
Perché quando poi non ti piacerà nemmeno quella, il piano C non ci sarà.
 

3. Sii pronto a lavorare un sacco.

La libera professione prevede che si lavori tantissimo, perché quello che ti metti in tasca alla fine del mese è direttamente proporzionale a quello che hai prodotto.

La favola che lavorare per conto proprio significhi fare come ti pare è fantascienza. Se lavori per conto tuo lavori di più, punto.

Lavori la sera, lavori il weekend.

 
Certo, il concetto di lavorare assume forme differenti, ovviamente.

Può significare essere impegnati a rivedere la tua strategia di marketing.

Può significare stare chini a studiare per apprendere nuove competenze di cui hai bisogno. Può significare starsene fermi immobili a scervellarsi per partorire quell’intuizione che ti manca per chiudere il puzzle.

Qualunque forma assuma il lavoro quotidiano, in ogni caso avrai la mente e il corpo occupati.

 
4. Bisogna avere un’idea.

Questa cosa la dico anche un pochino a mezza bocca.

Quando si dice “bisogna avere un’idea” sembra sempre che uno debba avere l’idea del secolo che frantumi il mercato.

Non è così. L’importante è che sia un qualcosa di vendibile: c’è gente che è disposta a spendere dei soldi per la tua idea?

Per saperlo, l’unico modo è fare ricerca. Innamorarsi di una propria idea è la cosa più sbagliata che puoi fare.

 
Pensare che la gente pagherà perchè secondo te la tua idea è strafiga, è la strada verso il baratro.
 
Devi saperlo da prima se la gente è disposta a pagare per il tuo servizio. E puoi saperlo solo se fai ricerca.
 

5. L’inizio è forse la parte più delicata. 

Aspettare di essere perfetti per partire, in quasi tutti i casi, è un danno.

Il tempismo è più importante della perfezione. Certo, non vuol dire lanciarsi sul mercato in modo approssimativo e sciatto.

Significa peró individuare qual è il Minimum Viable Product, ossia il prodotto minimo che ti permetta di avere un ritorno economico (anche piccolo) senza rischiare di perdere miliardi di investimento.
 
In parole povere: se per lanciare il tuo primo prodotto, aspetti che sia perfetto, avrai probabilmente già speso così tanto che rischi di andare zampe all’aria ancor prima di cominciare.
 
Esiste sempre un prodotto o servizio minimo per cui la gente è disposta a spendere qualche soldino, e che sei in grado di realizzare senza massacrare il tuo conto.
 
Insomma, una roba presentabile.
 

6. Cerca di fare la prima vendita prima possibile. 

Fai di tutto per vendere qualcosa da subito, qualsiasi cosa, anche piccola.

È importante soprattutto a livello mentale.

La prima persona disposta a mettere i suoi soldini per il tuo prodotto o il tuo servizio, è per te la persona più importante di tutte.

Ti cambia completamente la strada davanti. Ti da l’energia e l’entusiasmo che poi faranno tutta la differenza.

 

7. Metti in conto paura e frustrazione, perché all’inizio non ti torneranno i conti.

Non arriva la busta paga alla fine del mese, ti prende una paranoia che metà basta.

Per cominciare a scrollarsi un po’ la paura di dosso servono almeno un paio di anni.

Quando cominci a pensare “Ok, se sono sopravvissuto due anni posso sopravvivere i prossimi 20“.

 

8. Pensa bene al “dove” operare. 

Ovviamente vale se hai la libertà di muoverti.

Scegliere dove lavorare spesso fa la differenza.

Ci sono città che offrono occasioni di network o di coworking che altre città non offrono.

Oppure, ci sono Paesi in cui la burocrazia ti aiuta.

O ancora, ci sono Stati in cui il costo della vita è nettamente inferiore: potresti pensare di vivere lì per un po’, lavorando peró per clienti di paesi ricchi.

Questo ti consentirebbe di incassare molto più di quanto ti serve per vivere.

E, all’inizio, aiuta.Vivere in Portogallo e avere clienti in Germania, ad esempio, significa guadagnare il doppio.

 

9. La squadra.

Può trattarsi di collaboratori.

Ma non solo.

Può trattarsi di soci, persone che condivideranno con te gioie e dolori. O di partner. Persone che possono avere una loro attività propria, con le quali stringere degli accordi di collaborazione.

In ogni caso, definisci con precisione ruoli e responsabilità di ciascuno, perché all’inizio ci sarà tutto l’entusiasmo e lo slancio tipico di quando si comincia un nuova avventura.

Ma quello prima o poi finirà.

E anche quando le cose cominceranno a regolarizzarsi, nel bene e nel male, e bisognerà cominciare a prendere decisioni importanti, dividersi gli utili, stabilire strategie, stringere partnership, ecco allora dovrà essere assolutamente chiaro chi deve decidere cosa, chi deve fare cosa, chi deve prendere quanto, eccetera. Se no fai il botto nel giro di breve.

 

 

10. Il marketing è tutto.

Se fai male il marketing muori. Se fai bene il marketing vivi e prosperi.

11. Ragiona sin da subito in grande.

Oggi lo Stato ti consente di aprire una partita Iva con regimi molto agevolati, e questo è un bene, all’inizio.

Ma il tuo scopo è quello di uscire dai regimi agevolati nel giro del più breve tempo possibile.
Eh, ma così pagherò più tasse!”

Sì, certo, ma a te non ti interessa quante tasse paghi, a te interessa quanti soldi arrivano sul tuo conto.

Se paghi più tasse, è perché stai guadagnando di più. Quindi, cerca di arrivare presto a salutare regimi agevolati vari per entrare a giocare al gioco da grandi.

Sei un’azienda.

Il tuo nome e cognome è una azienda. Portala più in alto possibile.

 

12. Cerca di essere buono e bravo, perché dovrai avere tutto il karma dalla tua parte: già, perché ti servirà anche un bel po’ di c*lo.

 

 

 

 

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