Il giusto mindset di un Professionista in quarantena - Alessandro Principali

Il giusto mindset di un Professionista in quarantena

Questo periodo l’ho definito il trailer di un film che tanto prima o poi sarebbe arrivato.

(Leggi qui per approfondire: Perché quello che vivi oggi è solo il trailer del futuro)

Magari non sarebbe arrivato così bruscamente, dalla sera alla mattina.
Ma questo film sarebbe arrivato.
Nell’arco di un tempo limitato ci saremmo trovati in una situazione molto simile a quella di oggi.

Oggi il lavoro è bruscamente venuto meno, fortunatamente in maniera momentanea, perché riprenderà.
Ma consideriamolo uno specchio di quello che comunque vedremo in futuro.

Già, perché nel mercato del lavoro già oggi non c’è più spazio per tutti.
È una constatazione brutale ma reale.
Abbiamo un’offerta che supera di gran lunga la domanda.

Ne avevo parlato più approfonditamente qui:
Il grande inganno del lavoro oggi

Ovvero, sono molti più i professionisti e i lavoratori con determinate competenze da mettere sul mercato, di quante non siano le persone che hanno effettivamente bisogno di quelle competenze.

Quindi, se oggi tu sei un professionista con determinate competenze, dovevi già sapere che nell’arco di pochi anni ti saresti trovato a competere con una concorrenza che non fa prigionieri.

Anche questo tema puoi approfondirlo qui:
La concorrenza non fa prigionieri

Il blocco imposto dall’emergenza Coronavirus ti sta solo facendo vedere un pezzettino del futuro.

Faccio degli esempi facili.

Se tu oggi sei un grafico, sai già che nella stessa tua città, nello stesso tuo paese, ci sono dozzine, centinaia, se non migliaia di grafici che hanno le tue stesse competenze, sono bravi come te, sono competenti come te, sono intelligenti quanto te, sono capaci quanto te.

E già questi sono una bella concorrenza, perché ci sono più grafici che persone che abbiano bisogno di un grafico.

Ma non basta: oggi ti trovi a competere anche con tutti i grafici che fanno quel lavoro dall’altra parte del mondo.

Per esempio? 
Un grafico che vive in Sri Lanka si registra su una piattaforma come Fiverr, o come tante altre, ed ecco che qualsiasi persona che abbia bisogno di un grafico può andare sulla piattaforma, farsi fare il prezzo migliore dal nostro amico grafico srilankese, si accordano da remoto, e via, fatto.

E non è ancora tutto qui.

Già, perché ti trovi a competere anche con le intelligenze artificiali.
Vedi, noi siamo abituati a pensare che i robot tolgano il lavoro a chi fa lavori manuali.

Ad esempio, poiché i robot sono capaci di spostare le scatole da uno scaffale all’altro, se tu di mestiere sposti le scatole , ecco che ti trovi senza più quel lavoro.

Ma non è più così, non è più soltanto questa la realtà.
Oggi le intelligenze artificiali sono in grado di togliere il lavoro praticamente a tutti.

Anche chi fa un lavoro cognitivo, come professionista, che preveda l’applicazione di determinate procedure o processi, è sostituibile.

Un avvocato, o un commercialista, ad esempio.
Questi di fatto applicano dei processi.
Certo, ovviamente poi serve un’interpretazione personale per andare avanti, ma il grosso del lavoro consiste nell’applicazione di processi.

E un algoritmo è assolutamente in grado di farlo, non trovi?

Non voglio dipingere uno scenario a tinte fosche.
Però vorrei che prendessi consapevolezza di come stanno le cose.
Perché solo così possiamo sfruttare in maniera costruttiva questo periodo.

Il fatto che oggi bruscamente si sia fermato il lavoro e tanti di noi si sono trovati in difficoltà è un male, non c’è dubbio.

Ma dobbiamo anche essere consapevoli che questo problema sarebbe comunque arrivato nel giro di qualche anno: la scarsità di lavoro e la mancanza di opportunità è una condizione con cui ci saremmo comunque trovati a fare i conti.
Stavolta è arrivata bruscamente e ci ha destabilizzato.
Ma perlomeno ci sta facendo capire a cosa dobbiamo prepararci: alla scarsità di lavoro come condizione normale.

Allora le opzioni sono due: o ci lasciamo sotterrare oppure cerchiamo di cogliere tutte le opportunità che possono nascere.

Alternative non ce ne sono: o l’onda ti travolge oppure la cavalchi.

Quello che puoi fare in questo periodo è riprogrammare la tua professionalità.

Lascia che mi spieghi meglio.

Quello che immagino negli anni è che riuscirà sempre di più ad affermarsi sul mercato solo chi svilupperà una fortissima competenza di auto-imprenditorialità.

Approfondisci qui: Lavoro: tutto parte da qui

Voglio essere chiaro.
Questo vale per chiunque, vale anche per chi lavora come dipendente.
L’auto-imprenditorialità è quella capacità di concepire se stessi come un’azienda.
Un’azienda che non avrà dipendenti, ma ha come strumenti le proprie braccia, le proprie gambe e soprattutto la propria testa.

Come se ognuno di noi fosse un’azienda in carne e ossa, deve trovare dei processi propri e degli strumenti propri, deve investire su se stesso, deve formarsi, deve porsi degli obiettivi sempre più alti, esattamente come fa un’azienda.

Il futuro professionale che immagino vedrà opportunità lavorative – intese in senso tradizionale – sempre più scarse, ma avrà tante opportunità che si apriranno per chi sarà capace di sviluppare un’imprenditorialità di se stesso in senso stretto.

Vedi, io spesso parlo di marketing di se stessi.
È un’espressione che molti criticano perché il marketing sembra sempre una roba brutta.

In realtà, se ci pensiamo, cosa vuol dire fare marketing?
Te lo spiego con un esempio.

Mettiamo che io debba vendere un pennarello.
Devo essere sicuro innanzitutto che il pennarello sia fichissimo: quindi che scriva molto bene, abbia un inchiostro speciale, abbia un colore particolare, il tappo si chiuda ermeticamente, eccetera.
Quindi, in sostanza, devo curare il prodotto.

Dopodiché però lo devo far sapere agli altri che ho questo prodotto è fantastico, giusto?

Bene, per i professionisti vale lo stesso discorso.
Innanzitutto, un professionista deve curare il suo prodotto principale, ovvero se stesso: curare le sue competenze tecniche, ovvero le capacità legate strettamente alla sua professione.
In questo senso il tempo di quarantena si presta benissimo, perché se non puoi lavorare in ufficio, puoi sempre lavorare su te stesso.
Puoi lavorare per costruire o raffinare le tue competenze, le tue capacità, le tue attitudini, le tue abilità.

E poi lo dovrai far sapere agli altri.
Perché se non fai sapere agli altri che hai quelle competenze speciali, difficilmente qualcuno si potrà rivolgere a te.

È un po’ come se tu avessi contemporaneamente due mestieri.

Uno è il mestiere per cui normalmente ti alzi la mattina e sei pagato.
Ma allo stesso tempo hai anche un altro mestiere, che è quello di essere un mezzo di comunicazione.

Un mezzo di comunicazione che ti consente di raccontare agli altri tutto quello che sai fare, che sai essere, come lo fai, qual è la differenza fra te e le altre persone che hanno le tue stesse competenze, perché una persona dovrebbe scegliere te piuttosto che scegliere un altro, o perché scegliere te piuttosto che un algoritmo o un software, o una qualsiasi intelligenza artificiale.

Come dovrebbe essere un professionista oggi .

Lascia che ti racconti una cosa personale.

Mio nonno faceva il vinaio.

Quando sentivo mio nonno raccontare il suo lavoro, la cosa che mi colpiva molto era la sua enorme specializzazione su alcuni vini in particolare.
Bene, oggi questo tipo di specializzazione risulterebbe fondamentale, ma da sola non basterebbe più.

Quando penso al professionista di domani mi viene in mente la forma della T.
Hai presente no?

La T ha una linea orizzontale e una linea verticale.

Ciascuno di noi nel proprio campo dovrebbe sviluppare tutta una serie di competenze orizzontali, ovvero conoscere perlomeno in generale tutte le materie che girano intorno al proprio lavoro.

Basta conoscerle un po’, quel tanto che ti permette di poter parlare con altri interlocutori ed essere credibile, accattivante, attraente.

Però poi ti serve anche la stanghetta verticale, che è quella che va in profondità.
Significa che tra tutte le competenze generali devi sceglierne almeno una su cui andare dritto in profondità e diventare uno specialista.

Lo sviluppo delle competenze dovrebbe muoversi su questi due binari.

Non ti può bastare soltanto la specializzazione verticale perché ti lascerebbe confinato in una nicchia di conoscenze troppo piccole, impedendoti di vedere tutto quello che accade fuori.
Ti serve anche la linea orizzontale per poter essere in grado di vedere intorno tutto quello che succede, e magari anche trovare delle nuove idee.

Questo tempo di isolamento può essere vissuto in tanti modi.

Capisco la frustrazione che nasce dal non poter mettere a frutto il proprio tempo come eravamo abituati a fare, confinati in casa senza essere o sentirsi produttivi.

D’altra parte noi siamo nati in una società in cui siamo sempre stati abituati al fatto che il tempo deve essere messo a frutto. 
Devi produrre, devi costruire, devi mettere a frutto.
Quindi il fatto di trovarsi improvvisamente bloccati e non avere modo di produrre ci butta giù.

Ma questo tempo può essere invece messo molto a frutto.
Si può sfruttare per riprogettare se stessi.
Per formarsi.
Per produrre contenuti personali.
Per rendere interessante e mirata la propria presenza online,
o su alcuni social in particolare (LinkedIn per esempio).
Per costruire network.

Abbiamo questa finestra di tempo inaspettata, in cui abbiamo limitati movimenti fisici, ma possiamo utilizzare la nostra capacità creativa.
Che se ci pensi è la capacità più naturale per l’essere umano.
L’abbiamo spesso tenuta sopita, abituati come siamo a lavorare in catena di montaggio (sì anche gli imprenditori e i professionisti), fra routine, processi, procedure standardizzate.
Ora quella catena è stata bruscamente spezzata, e ci sta costringendo a rimettere in moto la nostra testa.
All’inizio è faticoso, ma è anche quello che fondamentalmente l’essere umano ha fatto da sempre, da quando si è inventato la ruota.
Noi siamo biologicamente portati a correre molto più con la testa che con le gambe o con le mani.

Se anzi avessimo dovuto fare affidamento solo sulla nostra capacità di correre con le gambe saremmo estinti da tempo.

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