😡 Qualche giorno fa c’è stata un’ondata di indignazione verso il titolo di “Libero”, che ricorderete tutti.

Commentandolo, ho scritto che si tratta di marketing raffinato.
Ora, non abbiamo lo spazio per analizzare tutti gli elementi di marketing che possiamo individuare nelle scelte di Libero.
Personalmente, ne individuo almeno 4 che considero particolarmente interessanti.

Qui ne analizziamo uno soltanto.
Pronti?
Andiamo.

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Vi chiedo uno sforzo di ragionamento.
Non dovete pensare a Libero come l’avete sempre pensato.
Ossia, come a un giornale da sfogliare.
Di come funzioni un giornale non posso occuparmi, perché non è il mio mestiere.
Fortunatamente ci sono persone che molto meglio di me possono svelarci gli arcani che si celano nei dietro le quinte di una redazione.

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In ogni caso, qui ragioneremo in modo diverso.
Qui ragioniamo in termini di marketing.
Allora: non pensate a Libero come a un giornale.
Pensate piuttosto a Libero come a un brand.
Un brand che tutti i giorni deve vendere il suo prodotto di punta in un mercato iper-competitivo (ci sono tantissimi prodotti-giornale), nonché iper-saturo (la gente è bombardata dai media di ogni tipo).
Ci siamo?
Siete riusciti in questo sforzo?
Ok.
Procediamo.
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Ora, tutti i giorni il brand Libero ha bisogno di convincere potenziali clienti a scegliere il suo prodotto, al posto di un altro prodotto simile offerto dalla concorrenza.
Esattamente come il brand Apple ogni giorno deve convincere potenziali clienti ad acquistare i suoi smartphone al posto di quelli del brand Samsung.
Esattamente come il brand Nike ogni giorno deve convincere potenziali clienti ad acquistare le sue scarpe invece che le scarpe del brand Adidas.
Esattamente come il brand Luigi Di Maio (ma come, anche le persone sono brand?!? Sì, lo sono) ha dovuto convincere potenziali clienti a votare per lui e non per il brand Matteo Renzi.

In tutti questi casi, il meccanismo è sempre lo stesso.
❎ Un brand ha un prodotto da piazzare (smartphone, scarpe, voto)
❎ I potenziali clienti sono bombardati da una comunicazione schizofrenica in cui i prodotti sono percepiti come tutti simili
❎ Per piazzare il prodotto il brand deve convincere potenziali clienti a scegliere quel prodotto e non gli altri della concorrenza.

In uno scenario del genere, come può agire un brand per piazzare il suo prodotto❓

Ogni brand può scegliere due strade:

1️⃣ Cercare di parlare a tante persone, rendendosi appetibile verso un pubblico più vasto possibile;
2️⃣ Scegliere una nicchia di pubblico e parlare solo ed esclusivamente a quella.

Il problema che presenta la strada numero 1 è presto evidente:
se parli a tutti, finisci per parlare a nessuno.
Se sviluppi un linguaggio cerchiobottista, in quel linguaggio non si ritroveranno mai completamente né gli amanti del cerchio, né gli amanti della botte.

E quindi?
E quindi il brand Libero sceglie convintamente la seconda strada.
Ha scelto una nicchia di pubblico ben definita (sovranista, xenofoba, omofoba, reazionaria) e parla a loro.
Parla solo a loro.
Qual è il vantaggio?

Per capire il vantaggio di una scelta del genere dobbiamo familiarizzare con un concetto.
E il concetto è il seguente.
Seguitemi.
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Nella nostra testolina abbiamo un’infinità di “cassettini”.
Ogni cassettino corrisponde a una categoria “merceologica” specifica.
E in quel cassettino, corrispondente a una categoria merceologica, c’è spazio per un solo brand
(rarissimamente anche per un paio di brand, ma non complichiamo le cose, restiamo sul fatto che c’è spazio per un solo brand).
Capito?
Bene.
E indovinate quale brand si prende il post in ciascun cassetto?
Ovvio.
Il posto se lo prende il brand che arriva per primo a rappresentare al meglio la categoria corrispondente.
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Immaginiamo allora di avere nella testolina un cassettino che corrisponda alla categoria mentale “Giornale omofobo”.

Quale brand si prenderà secondo voi il posto in quel cassettino?Facile: Libero.
Come lo sappiamo?

Beh, a parte che basterebbe dare uno sguardo ai commenti che istituzioni e gente comune hanno riservato a Libero nei giorno successivi all’episodio.

Altrimenti, provate voi stessi:
chiedete a mille persone
“Qual è il primo quotidiano italiano omofobo che ti viene in mente?”,
e vedrete che tutti e mille risponderanno convintamente “Libero”.
Indipendentemente dal fatto che siano o meno lettori di quel giornale.
In fondo, chiunque di noi alla domanda
“Qual è il primo brand di auto italiane sportive di lusso che ti viene in mente?”
risponderebbe “Ferrari!”
senza pensarci un secondo, anche se non possediamo una Ferrari.

Ecco, questo vuol dire semplicemente che Libero si è “posizionato” nella testolina dei consumatori in maniera estremamente forte, chiara e definita.
Ha preso posto nel cassettino mentale che corrisponde alla categoria “giornale omofobo”.

🔥Ora seguimi perché c’è un concetto importante che devi tenere a mente.
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Quel che va compreso è che non importa che quello che il giornale scrive abbia senso oppure no.
Certo, nel giornalismo importa eccome, ma abbiamo detto che qui ragioniamo in ottica di marketing.
Non è così che funziona la mente degli esseri umani.
Non siamo esseri razionali, bisogna che ne prendiamo atto.
Mettere in relazione la decrescita del Pil con il presunto aumento degli omosessuali, non ha ovviamente alcun riscontro razionale.
Ma non serve avere un riscontro razionale, perché l’obiettivo non è quello di dimostrare un fatto.
L’obiettivo è posizionarsi nella categoria desiderata.
Capito?
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Quando Nike ti dice che ti porta alla vittoria, non c’è alcun riscontro razionale.
Quando Apple dice di essere per coloro che “pensano diversamente” (“think different”), non c’è alcun riscontro razionale.
Quando Di Maio dice che il suo Movimento è l’unico onesto in Italia, non c’è alcun riscontro razionale.

Ma non importa che ci sia riscontro razionale.
Quello che importa è andare a occupare una categoria mentale, nella testa della gente, che non sia già occupata saldamente da un altro brand.
E poi bisognerà comunicare incessantemente, in modo martellante, inviando messaggi coerenti con la categoria prescelta,
così che si vada definitivamente a prendere quel posto.
Chiaro questo passaggio?
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Finché noi pensiamo a Libero come a un semplice giornale, riteniamo che il suo scopo sia quello di dare notizie veritiere.
E così, quando vediamo che non lo fa, ci indigniamo.
Ma non appena iniziamo a pensare a Libero come a un brand che ha per obiettivo quello di posizionarsi saldamente nella mente dei potenziali clienti, ecco che il suo modo di comunicare ci appare perfettamente sensato.

❗️Comunica così perché ha una concorrenza da battere.

Quello che realmente conta non è comunicare cose giuste o sbagliate.
Quello che conta è che la comunicazione di un brand crei e rinforzi il suo posizionamento nella testa della gente, così che i potenziali clienti non abbiano dubbi su quale sia il prodotto che meglio risponde alle proprie esigenze.

E nel caso ve lo stiate chiedendo la risposta è sì, ci sono diverse persone che considerano “la lobby degli omosessuali” un potenziale pericolo per l’economia, e vogliono sentirsi dire proprio questo.
E in un mercato di iper-competitività, e di saturazione dell’offerta, questa è l’unica strada percorribile.
Più il binomio Libero-omofobia si rafforza, e meglio è per il brand Libero.
Perché quel brand si prenderà la posizione all’interno della suddetta categoria nella testa delle persone, e nessuno potrà più togliergli il posto.
Ovviamente, più il posizionamento è forte, più tutti coloro che non si riconoscono in un’idea di omofobia se ne allontaneranno indignati e schifati.
Ma allo stesso tempo, più il posizionamento è forte, più tutti coloro che si riconoscono in quell’idea, si avvicineranno soddisfatti e si stringeranno intorno al brand come dei veri e propri fan.

Concludo:
ovviamente questo meccanismo non vale solo per Libero.
Diciamo che Libero ce lo dimostra meglio di altri.

Basta, basta, vi ho annoiato abbastanza.

PS: a inizio post ho scritto che vedo almeno 4 tecniche di marketing interessanti nel titolo di Libero.
Vorresti sapere le altre tre?
Bene sappi che non te le dirò.
Perché il mio posizionamento è quello di “stronzo antipatico”.
😛

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