Lavoro: tutto parte da qui - Alessandro Principali

Lavoro: tutto parte da qui

Siamo abituati a pensare il mondo del lavoro diviso in tre categorie:

 imprenditori
 professionisti
 dipendenti

I primi sono quelli che hanno una azienda loro, più o meno grande, e vendono dei prodotti/servizi per i quali un tot di clienti paga dei soldi.

I secondi hanno una partita Iva legata al proprio nome, erogano delle prestazioni in linea con le proprie competenze e si fanno pagare per ognuna di queste prestazioni.

I terzi prestano la loro opera all’interno dell’azienda di qualcun altro, piccola o grande che sia, e in cambio del loro tempo ricevono ogni mese sempre la stessa cifra pattuita.

Non staremo ora a discutere su pro e contro di ciascuna delle tre condizioni, tanto le conosciamo.

Nel mio gruppo chiuso su Facebook #Officina2030, in cui “forgiamo” i professionisti di domani, sono rappresentate tutte e tre le categorie, con una netta prevalenza di professionisti e imprenditori.

C’è un però.
Ma un gran bel però.

In verità questa è una iper-semplificazione, perché la realtà è molto più complessa di così.

Poteva essere così una volta, forse, ma oggi no.

Basta guardare i dati (molti rintracciabili facilmente sul sito dell’Istat) per rendersi conto che c’è un casino che la metà basta.

È pieno di imprenditori che hanno un’azienda composta da loro stessi e basta. O poco più. Praticamente sono i dipendenti di se stessi.

Questi in che categoria li metti?

È pieno di professionisti con partita Iva che in realtà lavorano solo, o quasi solo, per un unico cliente, il che significa una cosa semplice: sono dipendenti mascherati.

Questi in che categoria li metti?

È pieno di dipendenti che fanno molto più di quanto sarebbe loro richiesto, e non per smanie di arrivismo, ma per la passione per il proprio lavoro, tanto che sono sempre pronti a lanciarsi in avventure nuove.

Questi in che categoria li metti?

Le categorie sono in realtà solo due

Il punto a mio modo di vedere è un altro: quelle categorie citate all’inizio sono del tutto anacronistiche.
Completamente inadatte a descrivere lo stato dei fatti.

Le categorie per me sono soltanto due:

 Impiegato
 Azienda

Fine.
Il resto e secondario.

L’impiegato è la persona che si trova perfettamente a suo agio nella condizione in cui si trova.

E bada bene, non deve essere per forza un dipendente.
Esatto, per essere impiegato non devi essere per forza dipendente.

Può essere l’imprenditore che dipende da se stesso, non ha altri collaboratori e gli va bene così.
Può essere il professionista che presta la sua opera per una sola azienda cliente, di cui è di fatto dipendente anche senza busta paga fissa.

La condizione della persona-impiegato non è legata al ricevere o meno una busta paga, o ad avere o meno una partita Iva.
È legata allo stato d’animo.
È una condizione mentale.
Per capirci: puoi essere “impiegato” anche possedendo una srl.

A scanso di equivoci: è una condizione perfetta per molti.

Offre numerosi vantaggi: la serenità, il sapere di poter contare su entrate stabili, l’avere un poco più tempo per altre attivitá extra-professionali importantissime (dalla famiglia agli hobby).

La seconda categoria è quella della persona-azienda.

È la condizione di chi non si trova del tutto a proprio agio nella condizione in cui si trova, e si sforza continuamente di farla evolvere.
Non serve possedere una partita Iva per essere una azienda.
Anche in questo caso, è una condizione mentale, è uno stato d’animo.

Questa persona rende ogni giorno se stessa una vera e propria azienda: crea contatti, cerca potenziali clienti, si fa supportare da collaboratori, disegna il proprio piano di sviluppo.

E non è necessario essere imprenditore o professionista.

Per capirci: persona-azienda puó essere anche un dipendente.

Esempio: se il dipendente si pone obiettivi di sviluppo professionale, investe magari anche di tasca propria nella formazione, crea e cura il materiale di marketing della propria persona (da LinkedIn al video-cv, tanto per fare un esempio banale), ricerca sistematicamente colloqui di lavoro, beh questa probabilmente è una persona-azienda.

Non importa quindi che tu ricada “tecnicamente” (ovvero, per lo Stato) nella categoria imprenditore, professionista o dipendente.

La vera distinzione è fra persona-impiegato e persone-azienda.

Secondo questa diversa categorizzazione:

 l’imprenditore non è colui che gestisce un’azienda, ma è egli stesso una azienda al fianco di un’altra azienda.

 il professionista non è una persona che eroga prestazioni, ma è una azienda che porta il suo nome.

 il dipendente non è colui che svolge mansioni all’interno di una azienda, ma è una azienda all’interno di un’altra azienda.

Domanda: come si fa precisamente ad essere una persona-azienda? 

Con calma, tigre: risponderemo a tutto.

Voglio di nuovo essere chiaro: non sta scritto da nessuna parte che questa sia la modalità più giusta di agire.

Di certo, se seguite i miei contenuti, e fate anche parte del mio gruppo chiuso si Facebook Officina2030, è perché vi sentite più persone-azienda che persone-impiegato.
E se vi sentite più persone-impiegato valutate bene se continuare a seguirmi, perchè da parte mia troverete spunti solo ed esclusivamente nell’altro senso.

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