Sindrome dell'impostore - Alessandro Principali

Sei un impostore?

Immagina.
Sei su un palco di fronte a tante persone.

Il palco è buio, e l’unica luce forte cade a cono proprio sulla tua testa.

Davanti a te un numero imprecisato di persone, saranno decine, no centinaia, forse migliaia.

Sono tutte lì ad ascoltare cosa hai da dire.

Il silenzio è totale, nella sala semi-buia si sente soltanto la tua voce.

Stai andando bene, sei mediamente soddisfatto di quanto stai dicendo.

Ma a un certo punto…

…a un certo punto si leva una voce dal fondo.

“Ma smettila, buffone!”

Ti interrompi, forse hai sentito male.

“Taci, pagliaccio!”

No, stavolta hai sentito proprio bene.

È una voce dal fondo e c’è qualcuno che ce l’ha proprio con te.

Non fai in tempo a capire chi stia parlando, che le voci diventano due.

“Piantala con queste idiozie!”

Diventano dieci.

“Buuuuu!!!”

Il rumore inizia a diventare assordante, le voci si levano tute insieme ed è ormai impossibile capire chi è che stia parlando.

Molti cominciano ad alzarsi in piedi e a puntare il dito contro di te, ormai saranno decine e decine le persone aizzate.

Si accendono le luci.

Puoi vedere distintamente una massa informe di gentaglia ritta sulle gambe che ti sbraita contro tutto il proprio livore.

“Buuuuuuu!!!”
“Vattene!!!”
“Sparisci!!!”

Esci di corsa dietro le quinte del palco.
Buio.

Brutta eh?

La sensazione che si deve provare in una situazione simile deve essere davvero ributtante.

Una di quelle esperienze che nessuno augurerebbe mai a se stesso.

Eppure devi sapere una cosa.

Ti ho appena descritto l’incubo peggiore di moltissimi professionisti.

“L’incubo dei mediocri, degli incompetenti, dei cialtroni”, 

starai pensando.

Già, perché

“I capaci, i brillanti, i competenti, non possono avere incubi del genere”.

E invece, my darling, è vero esattamente l’opposto.

Si chiama “Sindrome dell’Impostore”.

È un termine coniato nel 1978 dalle psicologhe Pauline Clance e Suzanne Imes per descrivere una condizione psicologica particolarmente diffusa fra le persone di successo, caratterizzata dall’incapacità di interiorizzare i propri successi e dal terrore persistente di esporsi, in quanto “impostori”.

A dispetto delle comprovate capacità e competenze, le persone affette da tale sindrome rimangono convinte di non meritare il successo ottenuto.

Ritengono infatti che il proprio successo sia dovuto a fattori quali la fortuna (“mi è solo andata bene fino a oggi”), il tempismo (“ero solo al posto giusto nel momento giusto”), oppure semplicemente ritengono di essere sopravvalutati dagli altri.

Per molti versi ci sono diverse correlazioni col cosiddetto effetto Dunning-Kruger.

Conosci l’effetto Dunning-Kruger?

In sostanza, si tratta di una distorsione cognitiva a causa della quale più una persona è capace, competente e informata, e più tenderà a sminuire il proprio reale valore.

Viceversa, più una persona è incapace, incompetente e disinformata, e più tenderà a sopravvalutarsi, rifiutando di accettare la propria incompetenza.

Perché questo avviene?
Semplice.

Perché più conosci una materia e più sei in grado di coglierne le mille sfaccettature e la complessità generale.

Inoltre, se conosci davvero una materia, ne conosci anche i confini, e sei pertanto consapevole di quanto ancora dovrai studiare e approfondire per colmare determinate, inevitabili, lacune.

Parafrasando Socrate, se sei competente sai anche di non sapere.

Per questa ragione tenderai a considerare le tue conoscenze non particolarmente elevate.

Al contrario, chi ignora la complessità di una materia tenderà a sopravvalutare le proprie conoscenze, ritenendo che le quattro stronzate che conosce coprano sufficientemente tutto lo scibile.

Perché ti racconto tutto ciò?

Semplice: perché io sto spingendo da sempre ciascuno di voi a mollare gli ormeggi e a lanciarsi in un percorso di sviluppo professionale che abbia come principio fondante: 

Mettici la faccia”.

Ovvero, esponiti.
Fatti vedere pubblicamente.
Metti sul tavolo quello che sai e quello che sai fare.

Il problema che molti di voi hanno, o avranno di qui a breve, è che si domanderanno se sono o meno all’altezza.

“Chi sono io per espormi?”
“Sai quanta gente c’è in giro molto più brava di me?”
“Ma perché qualcuno dovrebbe essere interessato a quel che ho da dire io?”

Taaaac.
Sindrome dell’impostore.

Sentirsi un impostore è normale.

Ma sappi che, in virtù dell’effetto Dunning-Kruger, se non fossi realmente competente nel tuo campo, questo dubbio probabilmente non ti verrebbe nemmeno in testa.

Non staresti a farti troppe pippe mentali.

Probabilmente ti butteresti senza troppi problemi, sopravvalutando le tue conoscenze.

Se invece hai paura a buttarti, è perché sai quanto complessa sia la materia che tratti.
Se oggi senti di non sapere abbastanza per permetterti di esporti, vuol dire che conosci dove sono i confini della tua area di competenza.

E questo, paradossalmente, significa che hai le carte in regola per cominciare a mettere fuori la tua faccia.

Non potrai mai conoscere tutto del tuo campo. Mai.
Ti ci vorrebbero mille vite.

Ma di vita ne hai una.
E se non ti prendi tu il “palco”, finirà per prenderselo un Impostore vero.

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